Storia e religioni dei primi cinesi a Cuba

Dopo il conflitto tra Cina e Manciuria del 1840-1842, conclusosi con la sconfitta e l'occupazione della Cina, ebbe inizio la tratta dei lavoratori cinesi (culies), deportati in diversi paesi in condizione di semischiavitù.
La Real Junta de Comercio dell’Avana richiese, nel 1847, l’invio di 1.073 culies per i lavori nell’industria zuccheriera. Nel periodo tra il 1848 e il 1874 arrivarono a Cuba circa 125.000 culies. Dal 1858 si stabilirono all’Avana i primi commercianti cinesi. A partire dal 1860, inoltre, cominciarono ad arrivare a Cuba i primi emigranti cinesi liberi, che fuggivano dalla California per le discriminazioni che pativano.


Il quartiere cinese considerato il più grande dell’America Latina, si costituì nella zona della Calle Zanja, calle Dragones e San Nicolás. Nonostante il coinvolgimento di una parte della comunità cinese in traffici illeciti (gioco d'azzardo, prostituzione e droga), l'apporto di questa componente della variegata società cubana alla costituzione di una nazione è stato importante. Molti cinesi, ad esempio, si ribellarono e si unirono all'Ejercito Libertador, alcuni si distinsero in modo particolare come il Comandante José Bu Tan.
Le prime associazioni cinesi furono la Kit Yi Tong (L’Unione) e la Hon Ti Tong (I Fratelli) fondate nel 1867. Nel 1890 apparve la società Chung Wa che ancor oggi è una delle più importanti. Nel quartiere cinese di Zanja fiorirono, oltre al commercio, numerose iniziative editoriali e culturali: giornali e riviste come il “Wan Man Sion Po” nel 1913, il “Hoy Men Kong Po” nel 1931 e il “Wan Man Yat Po” nel 1937; il teatro “Shangai”, che arrivò a essere uno dei migliori esponenti del teatro buffo e satirico cubano. Inoltre vennero fondate istituzioni religiose e templi.
Lo sviluppo delle credenze religiose cinesi portate dagli immigrati è stato estremamente complesso, anche a causa della inevitabile commistione con le numerose altre religioni già presenti nell'isola. Gli immigrati cinesi provenivano, infatti, da luoghi differenti di un paese immenso dalla cultura millenaria e nel quale si professavano religioni diverse. In Cina esistevano allora (ed esistono tuttora) tre credi maggioritari: il taoismo, il confucianesimo e il buddismo.
A questi tre si aggiungevano poi un buon numero di credenze popolari, come la credenza negli spiriti dei dragoni, nei tu-di o spiriti locali, negli cheng-huan o patroni dei villaggi, ecc.
Col passare del tempo, le religioni cinesi si mescolarono con il cristianesimo, coi culti afrocubani e perfino con lo spiritismo. Prova ne è che la ceiba, lo stesso albero sacro dei culti sincretici afrocubani, è il trono di Xan-Fan-Kon (in spagnolo: Sanfancón), una delle principali divinità cinesi; alcuni cinesi, inoltre, frequentano la chiesa della Caridad del Cobre, molto vicina al quartiere cinese, non solo per venerare la Vergine cattolica, ma anche Ochún. D’altro canto, non è infrequente vedere credenti non cinesi, bianchi, mulatti o neri, venerare in qualche modo anche Sanfancón, considerato come un’altra manifestazione di Changó.
Negli ultimi anni l’apporto della cultura cinese a Cuba è stato rivalutato. Sono state realizzate opere di edilizia dedicate ad attività di artigianato, di medicina naturale e di ristorazione (è stato ristrutturato il leggendario ristorante Paciíico). Inoltre sono nate iniziative culturali dedicate in particolare alle celebrazioni del capodanno Lunare ed alle arti marziali.
a cura del sito Cuba y Cuba